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giovedì 29 ottobre 2015

Dopo il sogno arriva la splendida realtà della luce.

La nascita del sole di
János Pilinszky, poeta cattolico, molto religioso, che ha conosciuto l’esperienza dei lager, che dovette rimanere in silenzio, con il solo permesso di scrivere favole).

Per molto tempo solo le stelle abitavano nell’alto dei cieli.


Il mondo portava l’abito di lutto.
La terra camminava in solitudine in queste tenebre,
solo i vicini conversavano gli uni con gli altri,
e spesso intorpidivano o si addormentavano cadendo in sonno profondo.
Gli animali non si conoscevano, le nuvole giravano senza senso,
i fiori non vedevano l’abito e i colori degli altri fiori.
Le piogge non sapevano dove cadevano.

Un giorno molte delle stelle decisero di unirsi
per creare con i loro bagliori una grande, splendida luce.
Si misero in cammino tante stelle le une verso le altre.
Da mille direzioni, per mille strade,
mille stelle si avviarono dall’orlo delle tenebre
per dare origine a uno splendore comune
al centro del firmamento vuoto come l’abisso.
Dovettero fare un lungo viaggio
sul nero firmamento,
ma finalmente con grande felicità
tutte le mille stelle si fusero
in una grande, splendida, unica luce.

Nacque così il sole,

il focolare comune di mille stelle
e così cominciò la prima grande festa della luce.


Fu una vera festa!
La festa del primo giorno vero.
Arrivavano gli ospiti al banchetto
attorno alla grandiosa tavola rotonda della luce, mai vista prima.
Prima di tutti arrivò l’aria insieme con il firmamento vecchio
portando un manto lungo leggero.
Il terzo ospite illustre fu il mare,
le sue onde suonarono come una salva.
Poi vennero i grandi boschi, gli alberi
in mantelli verdi di foglie,
la famiglia dei fiori, silenziosi ma di bellissimi colori.
Poi gli animali: i veloci cavalli, i fedeli cani, i forti leoni…
chi potrebbe annoverare tutti?

Al culmine della festa
arrivò una coppia bella:

un giovane e una giovane,
come la coppia regale del banchetto,

benché arrivassero ultimi, si sedettero a capotavola,
gli altri invitati gioirono.



Tutti si sentivano figli del sole del mezzogiorno, prediletti nel regno appena nato del firmamento splendido.


Ma all’improvviso un’ombra entrò
nel palazzo di cristallo del sole,
altre piccole ombre la seguirono.

All’inizio nessuno si curò di loro,
ma arrivavano sempre di più,
si mischiavano tra gli ospiti,
e ad un certo punto fece quasi buio.

Il sole neonato cominciò a spegnersi.

 Gli ospiti si spaventarono, e tutti fuggirono dal banchetto.

La giovane coppia umana rimase sola nella notte che diventava sempre più oscura.

Ma il ragazzo non si spaventò nel suo cuore,
abbracciando il suo amore parlò al mondo:
Non temete, mari e fiori,
non temete animali ed erbe!
Il sole non è morto, solo riposa
per sorgere domani di nuovo con una forza rinnovata.”

Ma durante questa prima notte nessuno dormiva,
né erba, né albero, né vento, né mare.
Tutti aspettarono se sarebbe stata vera la promessa del loro giovane re
sul ritorno del sole.

E quando al mattino la luce si svegliò nella sala di cristallo
del suo palazzo, la accolse un giubilo più grande del primo giorno.
Perché allora tutto il mondo seppe:
la notte è sempre solo un sogno,
dopo il sogno arriva però la splendida realtà della luce.


(János Pilinszky, poeta cattolico, molto religioso, che ha conosciuto l’esperienza dei lager, che dovette rimanere in silenzio, con il solo permesso di scrivere favole).


domenica 18 ottobre 2015

Lo zainetto

La sfida di papà e mamma cristiani e non...

Dedicato ai genitori questo articolo di don Luciano, lo propongo pensando di prestare ai genitori un aiutino di riflessione nel loro agire comune nell'educazione dei propri figli. E' una voce che don Luciano prende in prestito dalla Sacra Bibbia, Deuteronomio capitolo 11. Da parte mia che ho usato una frase che a me poco piace, “educazione dei propri figli”, vuole essere un invito a viaggiare insieme tra di loro e i propri figli, guardando sempre avanti nell'unità e il bene di tutto il nucleo familiare.



Da INCONTRI CON LA PAROLA di Don Luciano

Svuotare lo zainetto

Ho un amico che è la regolarità in persona. Sua moglie lo chiama"abitudinario". Lui preferisce definirsi una "persona strutturata".
Magari uno psicologo lo definirebbe un "ossessivo compulsivo" e incolperebbe i suoi genitori di avergli impartito un'educazione rigida. Invece il mio amico non ha niente di strano - ha solo qualche
innocente mania. E' uno che per motivi di lavoro viaggia molto, ma anche se arriva a casa alle 2 di mattina e la moglie è a letto, lui deve assolutamente disfare la valigia e mettere le cose al proprio
posto.

Mi ha detto che il pensiero di una camicia dentro la valigia piuttosto che nell'armadio lo perseguiterebbe per tutta la notte. In passato la moglie ha tentato di iniettargli qualche piccola dose di buon senso, chiedendogli assonnata: - "Caro, perché non la svuoti domattina?" E la sua risposta è stata: - "Perché fino a quando non ho svuotato la valigia non mi sento a casa".

Lo stesso vale anche per i tuoi figli. Ascolta cosa ti dice Dio nel libro del Deuteronomio, capitolo 11, versetto 18 e seguenti. Si potrebbero intitolare questi versetti: "Come educare i tuoi figli, che
sono immersi in una mentalità pagana".
Perché questa era la sfida che i genitori ebrei hanno dovuto affrontare quando educavano le prime
generazioni di ragazzi nati nella terra di Canaan (la Terra Promessa) - ed è la sfida che anche oggi affrontano ogni Mamma e Papà cristiani.

Ecco cosa Dio dice:
«Porrete dunque nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli».

Gliele insegnerete... ho capito, ma come?... dove?... quando? A scuola non lo fanno - e in parrocchia fanno la catechesi per i sacramenti. Allora ascolta come continua Dio: 
 

«Le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per
via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro, siano numerosi come i giorni dei cieli sopra la terra».


Meraviglioso! Dio qui ti ha detto le modalità, i luoghi e i tempi migliori per comunicare i valori importanti ai tuoi figli - i tempi che spendete insieme, quando state andando da qualche parte, alla fine della giornata, all'inizio della giornata, quando tornano a casa, o quando stanno uscendo. E quanto spesso bisogna farlo? Dio dice: «i vostri giorni e i giorni dei vostri figli». Cioè sempre.

Molto spesso la chiave per educare bene i propri figli in un mondo che respira paganesimo sono i momenti formali (pasti...) e informali che ogni famiglia vive - disfare lo zainetto mentale, spirituale, emotivo con cui tuo figlio o tua figlia arriva a casa ogni giorno.

Ogni giorno il ragazzo arriva a casa con nuove esperienze, con dialoghi costruttivi che ha avuto, con frasi devastanti che ha sentito, con nuovi episodi della telenovela che è la vita dei suoi amici e delle
loro famiglie, tentazioni, commenti degli insegnanti, confusioni emotive, nuove responsabilità, piccole o grandi ferite.

Tuo figlio o tua figlia hanno bisogno, come il mio amico quando ritorna da un viaggio, di svuotare lo zainetto!

Di solito questo non avviene se si fa un interrogatorio. Avviene durante i momenti nei quali il ragazzo è in qualche modo rilassato.
La chiave di tutto è la tua capacità di creare il clima e l'occasione - quell'atmosfera nella quale il ragazzo si sente di condividere il suo mondo, dove non si sente giudicato e condannato per
sentimenti o esperienze sbagliate. I nostri figli hanno bisogno di disinfettarsi dalla contaminazione quotidiana - e tu devi lasciarglielo fare.

E' in questi momenti giornalieri informali che tu come genitore puoi, senza fare prediche, aiutare i tuoi figli a integrare la loro fede con lo sbarramento di paganesimo che devono affrontare ogni giorno.


 I nostri ragazzi vivono questi giorni, quindi devono parlare della loro GIORNATA, mentre ce l'hanno ancora fresca in mente, prima che venga sepolta e immagazzinata nella loro testa. 


Non puoi perderti troppi di questi giorni di tuo figlio se vuoi avere un ragazzo stabile in un
mondo che oscilla.

Ricordati che quando tuo figlio o tua figlia tornano a casa dal loro "viaggio" quotidiano, hanno lo zainetto pieno. Prenditi del tempo per aiutarli a svuotarlo!

Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

 don Luciano