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venerdì 22 febbraio 2013

Chi e cosa annunciare



 Chi e cosa annunciare


Seconda parte/ operatore di catechesi/1








“ Io li traevo con legami di bontà 

Con vincoli d’amore:

ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia;

mi chinavo su di lui per dargli da mangiare”
(Osea 11,4)




 Chi e cosa annunciare




            




Gesù, la parola di Dio fattasi uomo:



è lui che plasma la nostra vita,


la riempie e ne diventa la ragione



attraverso la conoscenza,


l’interiorità del suo messaggio,



la docilità della fede attraverso l’amore.




Evangelizzare Gesù significa anzitutto presentarlo nella sua esistenza concreta e nel suo messaggio, quale fu trasmesso dagli Apostoli e dalle prime comunità cristiane. Egli appare come “l’Uomo perfetto”, che “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo”. “Nessun uomo ha mai parlato come parla costui”, con autorità, con libertà e dolcezza, indicando le vie dell’amore, della giustizia, della sincerità. Nessuno ha parlato agli uomini del mistero di Dio, come Lui, rendendo ad essi possibile un’alta esperienza del Padre, che è nel segreto e vede nel segreto, che è pronto alla misericordia. (Rinnovamento della catechesi, 59)



 Presentare Gesù nella sua esistenza concreta e nel suo messaggio


I vangeli sono la storia e la vita di Gesù: in essi troviamo l’insegnamento per la nostra vita cristiana nella Parola e contemporaneamente l’esempio dell’uomo-Dio. Non possiamo insegnare ad altri senza una conoscenza dei vangeli, senza possedere un discernimento dei messaggi che ci arrivano, senza avere fatti nostri i sentimenti di Gesù.



 Pertanto:



- E’ necessario l’ascolto: “Le parole non sono tutte uguali, come le voci che esistono dentro di noi. Tra loro c’è una regina: la Parola. La parola è luce, pane, illumina, riscalda, nutre. Se l’accogli dissipa la tua oscurità. Ti dice chi sei, cosa fare, dove andare” (Bollettino salesiano febbraio 2010, Carlo Cattaneo.CI CREDO)



- Nutrirsi è d’obbligo: la lettura. Al Libro, la Bibbia, come alla terra, chiediamo un supplemento di vita, un duplicato di identità. La lettura è speculare. Quando non sei felice, chiedi al testo davanti a te di dartela. Quando non hai amore, chiedi amore.



- Confrontarsi: è consegnarsi come fa il seme con la terra. “Per un giovane in cammino è pane avere un sacerdote saggio come guida. Il seme non è l’albero. Il seme deve accettare la sfida del terreno, deve scomparire e vivere nell’oscurità. Ha fiducia che dalla sua morte, nascerà qualcosa” ( idem).)

Gesù attende la risposta della nostra parola alla sua Parola, la parola che abbiamo assorbito, la vita che lui ha vissuto tra noi, ha dato per noi.



 Presentare Gesù quale fu trasmesso dagli apostoli e dalle prime comunità cristiane



I Padri della Chiesa, nelle loro catechesi, fanno ampi riferimenti all’Antico e Nuovo Testamento: In questo modo da una parte si afferma che le promesse del Primo Testamento trovano attuazione nel Secondo, dall’altra che c’è un’unica storia di salvezza. Il primo trova compimento nel secondo, ma anche il Nuovo è illuminato dall’Antico. Il costante riferimento alle Scritture fa conoscere il Volto di Dio, suscita una risposta di fede, rende partecipi alla storia della salvezza; la preghiera ci fa desiderare, ci spinge a cercare il Volto di Dio.



Durante la nostra catechesi bisogna annunciare la salvezza, fare risuonare la Parola come primo annuncio.

Gradualmente esporre una rielaborazione dei fatti, non citare letteralmente, sottolineando la portata salvifica. Gli eventi dell’antico testamento, i personaggi devono man mano trovare significato e piena attuazione in Cristo e nella chiesa. Il racconto dei fatti deve evidenziare l’amore di Dio per gli uomini e la risposta degli uomini all’amore di Dio: in sintesi rivivere la nostra storia che arriva da molto lontano.

“ Quando si tratta dei santi e divini misteri della fede, non bisogna presentarne neppure la minima particella senza l’appoggio delle Sacre Scritture”. ( Cirillo di Gerusalemme)



In questo modo la catechesi è un servizio alla Parola che segue il primo annuncio, accompagna nella crescita, rafforza la maturità cristiana.

“ Eri chiamato catecumeno ed eri come avvolto da un suono che riecheggiava esternamente; udivi la Scrittura, ma senza comprenderne la profondità. Quel suono ora, che sei accolto tra gli illuminandi, non ti avvolge più, ma riecheggia dentro di te, perché lo Spirito, dimorando in te, fa della sua mente una dimora divina” (Cirillo di Gerusalemme).



Gesù uomo si presenta come Maestro e modello: la sua umanità vissuta nella gioia e nella sofferenza, nella morte.



La catechesi deve introdurre i credenti nella pienezza dell’umanità di Cristo, per farli entrare nella pienezza della sua divinità. Lo può fare in molti modi, muovendo da premesse e da esperienze diverse, seguendo metodi diversi, secondo l’età, le attitudini, la cultura, la problematica, le angosce e le speranze di chi ascolta.



 La catechesi mette particolarmente in luce i lineamenti della personalità di Gesù Cristo, che meglio lo rivelano all’uomo del nostro tempo: la sua squisita attenzione alla sofferenza umana, la povertà della sua vita, il suo amore per i poveri, i malati, i peccatori, la sua capacità di scrutare i cuori, la sua lotta contro la doppiezza farisaica, il Suo fascino di capo e di amico, la potenza capovolgitrice del suo messaggio, la sua professione di pace e di servizio, la sua obbedienza alla volontà del Padre, il carattere profondamente Spirituale della sua religiosità.

In questa presentazione di Gesù Cristo, non si lasci mai pensare che Egli è Soltanto l’uomo, per quanto perfetto: sempre si dia risalto agli inquietanti interrogativi, che hanno una risposta esauriente solo nella scoperta e nell’accoglimento della sua divinità” (Rinnovamento della catechesi 60).



Il vangelo fu annunciato all’uomo: Gesù ha per ognuno una parola di salvezza, conforto, speranza, amore. Seguendo Gesù si diventa uomo giusto.



“Chiunque segue Cristo, l’Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo” Questa catechesi su Cristo è già una prima risposta ai problemi umani, anche per coloro che non hanno il dono della fede. Essa poi vuole abilitare i credenti a riferirsi costantemente alla vita e alla parola di Cristo, nel quale trovano la pienezza di ogni grazia e verità” (Rinnovamento della catechesi, 61.

              

Gesù, Figlio di Dio ci chiama all’amore divino per avvicinarci alla sua divinità.


Annunciare che Gesù è risuscitato




 Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati…” (1 Cor 15,14.)



“L’annuncio più completo e possente, che contiene ogni altra verità su Gesù Cristo, è quello sempre proclamato dagli Apostoli: “Questo Gesù, Dio lo ha veramente risuscitato, e noi tutti ne siamo testimoni”. È la pasqua di Cristo: essa riprende e compie la pasqua del vecchio testamento; costituisce il centro dell’economia di salvezza del nuovo testamento, fondamento della Chiesa, primizia delle nuove terre e dei nuovi cieli” (Rinnovamento della catechesi, 67).


 Annunciare Gesù e la sua Chiesa


Ognuno vive in una piccola chiesa, la parrocchia, in armonia con il proprio vescovo senza il quale non esisterebbe la nostra piccola chiesa. Tutte queste “piccole chiese” vivono in unione con il papa successore di Pietro.



“Nelle diocesi e nelle parrocchie sono attive tante aggregazioni ecclesiali: associazioni e movimenti, gruppi e confraternite, (animatori e catechisti)…i fedeli di ogni età e condizione sperimentano la ricchezza di autentiche relazioni fraterne; si formano all’ascolto della Parola e al discernimento comunitario; maturano la capacità di testimoniare con efficacia il Vangelo nella società” (idem 43).
Dalla lettera a Diogneto, attribuita al papa San Clemente, secondo secolo d.c., una testimonianza delle chiese dei primi secoli:
“1. Non dico stranezze né cerco il falso, ma, divenuto discepolo degli apostoli, divento maestro delle genti e trasmetto in maniera degna le cose tramandate a quelli che si son fatti discepoli della verità.
2. Chi infatti, rettamente istruito e fattosi amico del Verbo, non cerca di imparare saggiamente le cose che dal Verbo furono chiaramente mostrate ai discepoli? Non apparve ad essi il Verbo, manifestandosi e parlando liberamente, quando dagli increduli non fu compreso, ma guidando i discepoli che, da lui ritenuti fedeli, conobbero i misteri del Padre?
3. Egli mandò il Verbo come sua grazia, perché si manifestasse al mondo. Disprezzato dal popolo, annunziato dagli apostoli, fu creduto dai pagani.
4. Egli fin dal principio apparve nuovo ed era antico, e ognora diviene nuovo nei cuori dei fedeli.
5. Egli eterno, in eterno viene considerato figlio. Per mezzo suo la Chiesa si arricchisce e la grazia diffondendosi nei fedeli si moltiplica. Essa ispira saggezza, svela i misteri, preannuncia i tempi, si rallegra per i fedeli, si dona a quelli che la cercano, senza infrangere i giuramenti della fede né oltrepassare i limiti dei padri.
6. Si celebra poi il timore della legge, si riconosce la grazia dei profeti, si conserva la fede dei Vangeli, si conserva la tradizione degli apostoli e la grazia della Chiesa esulta.
7. Non contristando tale grazia, saprai ciò che il Verbo dice per mezzo di quelli che vuole, quando vuole.
8. Per amore delle cose rivelateci vi facciamo partecipi di tutto quanto; per la volontà del Verbo che lo ordina, fummo spinti a parlare con zelo”.
Per mezzo di Gesù la Chiesa si arricchisce mediante l’ascolto della Parola, i sacramenti, in modo particolare l’Eucaristia, la liturgia in cui cantiamo le lodi del Signore e ci sentiamo fratelli animati dall’amore di Dio e delle sue promesse.
Cristiani non si nasce, si diventa. “Ciascuno di noi è una persona libera: Cristo non vuole schiavi, ma amici. Il sacramento ci fa diventare cristiani se noi vogliamo diventarlo: non è un rito magico. Riceverli bene significa in primo luogo con quella radicale disponibilità a lasciarsi trasformare da Cristo in lui stesso; questo significa riceverli con fede. Il sacramento quindi presuppone la fede, la quale va nutrita dalla Parola di Dio: scritta nel libro sacro e predicata dai ministri della Parola” (Carlo Caffarra).
“La fede non può nascere e svilupparsi semplicemente come auto-maturazione o auto-formazione dell’uomo ( Card. Bagnasco): è in Cristo attraverso la Chiesa che viene offerta e donata all’uomo. Non è sufficiente la libertà per raggiungere la fede, anzi è piuttosto l’incontro con la fede a generare la libertà, come dice il Signore: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).


venerdì 8 febbraio 2013

Decalogo per i catechisti, operatori di catechesi, animatori



 
Servo di Dio Attililio Giordani, ex allievo salesiano


Questo decalogo è stato steso da Attilio Giordani già avanti negli anni come “succo delle sue convinzioni” e come “frutto delle sue esperienze” in risposta a quanti gli chiedevano il segreto della sua riuscita come catechista. Attilio Giordani, servo di Dio,testimone, credente ed educatore alla fede come marito, padre di famiglia, catechista ed animatore dell’0ratorio.


Limitare la missione di catechista al solo insegnamento costruisce poco.

Il problema è formare i ragazzi e farli vivere cristianamente. Le attività di classe e di gruppo devono tendere a questo.

È necessario vivere ciò che si vuol far vivere.

L’insegnare bene il catechismo, l’essere esperti in pedagogia sono ottime qualità che vengono annullate se la presenza è rara e discontinua da parte del catechista.

Per insegnare ai ragazzi la puntualità alla S. Messa festiva e al catechismo è necessario che il catechista giunga prima del loro inizio.

La classe e il gruppo sono formati da singoli. Ogni ragazzo va conosciuto, amato, seguito anche quando le cose non vanno bene.

Ci vuole costanza: raccoglieranno altri. Ragazzi che oggi 
promettono poco, forse domani saranno apostoli. Cose del genere si ripetono.

Le realtà “classe” e “gruppo” non sono realtà isolate; pur avendo una dinamica propria, vivono le attività comunitarie dell’oratorio e si aprono alla parrocchia e al mondo.

Per stimolare la presenza dei ragazzi, ottima cosa è rendere la vita comunitaria di classe interessante. I concorsi, le gare possono servire allo scopo. Fallimento di queste attività: fare ingiustizie, non esporre periodicamente le classifiche, non dare ai meritevoli il premio promesso.

Quando la classe è vitale, i ragazzi fanno da ponte tra oratorio e famiglia.
Bollettino salesiano Febbraio 2013


mercoledì 6 febbraio 2013

Parliamo di formazione e relazione



 Stabilire relazioni con ogni persona è il cuore di ogni azione



“In Gesù, maestro di verità e di vita che ci raggiunge nella
 forza dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera
educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi,
capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. E’
questo il punto di partenza e il cuore di ogni azione
educativa”.(CEI, Educare alla vita buona del Vangelo cap.3)


L’operatore di catechesi deve tenere sempre presenti due obiettivi in particolare: la sua formazione personale e vivere una relazione personale con gli altri facendo appello alla loro libertà per scoprire insieme quell’immagine divina che è in ciascuno di noi, renderla visibile e poi accettata.

Formazione personale:

Cura la tua formazione, ricordandoti che non si finisce mai di imparare, attraverso

-          La conoscenza della propria fede non ignorando che fede è conoscenza di Dio, del suo disegno d’amore, della sua volontà di salvezza” in modo che si acquisisca una vera mentalità di fede cioè la capacità di comprendere e di interpretare tutte le cose secondo il pensiero di Gesù. Conoscenza della propria fede vissuta in tutti i suoi aspetti, rivolta verso una vita con Gesù cercando l’intimità con Dio, in modo da esporre, insegnare, comunicare chiaramente la Rivelazione di Gesù, la sua vita, morte e risurrezione, nel rispetto delle esigenze e della capacità recettiva dei ragazzi.

     Non camminare davanti a Gesù, segui i suoi passi.



-          L’assiduità nella preghiera personale e comunitaria con un contatto particolare con lo Spirito Santo, come aiuto voluto dal Padre e da Gesù.



-          Un’attenzione particolare ai cambiamenti del mondo contemporaneo, situazioni familiari, condizioni personali dei ragazzi, rapporti col parroco, colleghi, genitori.



-          Facendo attenzione a non essere dispersivi con una serie interminabile di nozioni e informazioni frammentarie, ma in modo progressivo, organico, adeguato rispettando i tempi di maturazione degli altri.



-          Vivendo nella comunità e per la comunità: oggi diventare cristiani, veri credenti, si impara vivendo nella comunità cristiana. Il contatto personale e la partecipazione alle attività della parrocchia, l’informazione alla comunità e la collaborazione con i genitori, non vadano trascurati, pena il fallimento del nostro lavoro.

Vivere una relazione personale con gli altri

-          Comunicare la fede come adesione a Dio, alla sua parola che chiama gli uomini alla comunione e alla salvezza, facendo attenzione alle peculiarità umane del vissuto di ognuno. Sviluppare la capacità di annuncio, a leggere i segni di Dio e immedesimarsi e fare propria la volontà di Dio.

                

-          Comunicare l’appartenenza a Gesù nella Chiesa, comunità dei cristiani uniti nella fede per amare Dio: tutti assieme celebriamo le lodi di Dio nella liturgia sacramentale, in modo particolare l’eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Messaggio evangelico e liturgia devono viaggiare assieme.



-          Promuovere la carità come virtù della maturità cristiana che si manifesta nelle opere amando Dio e il prossimo.  



-           Annunciare, comunicare Gesù Cristo crocifisso e risorto, la sua persona e la sua divinità: nucleo centrale della catechesi è Gesù Cristo, vivo “ ieri, oggi, nei secoli”.



-          Portare a scelte concrete di vita: la vita del cristiano è come salire su una scala di cui ogni gradino è un passo avanti per raggiungere la meta prefissata; o meglio è come un seme che deve morire per portare frutto.   



-          Fare accettare la sofferenza come mezzo di redenzione e partecipazione alle sofferenze di Gesù, non ignorando quei momenti scuri della vita che devono preparare ad una conversione continua. superando quegli scogli difficili da accettare perché scomodi.



- Usare i mezzi di santificazione cioè i sacramenti in modo particolare la partecipazione attiva all’Eucaristia, punto centrale del culto che la comunità rende a Dio e mezzo di sostentamento della nostra vita spirituale.



-          Indirizzare alla Universalità: il cristiano non può isolarsi dagli altri, è parte integrante di un popolo, il popolo di Dio, parte di un corpo mistico, la Chiesa di Gesù. E’ parte del mondo anche il non cristiano, anch’esso fratello. La catechesi non si pone al centro della formazione cristiana, quasi fine a se stessa, ma guarda al termine di un percorso, al raggiungimento di una tappa assieme ad altri.

-          Comunicare il fine ultimo dell’uomo: la speranza dell’incontro col Padre. E’ naturale per tutti noi voler vivere in salute e il più lungo possibile, ma, come cristiani, non possiamo perdere di vista la meta del Regno dei cieli. La catechesi non può dimenticare questo aspetto, non bisogna tacere o sminuire questa realtà nemmeno di fronte alla tragica realtà della morte. Abbiamo una vita per credere, per sperare, desiderare, prepararci adeguatamente con tutta la Chiesa per il giorno del Signore per entrare nella pienezza di Dio, considerare Gesù come inizio, centro e fine della storia della salvezza.





L’uomo di oggi sente l’esigenza di riavvicinare il Vangelo alla vita, non tanto in termini morali, dogmatici, dottrinali, quanto come possibilità di dare significato alle esperienze umane, essere preso dall’amore di Dio.


“Quando un messaggio viene dalla persona e la persona consacra per esso la vita, gli uomini del nostro tempo sono particolarmente disposti a farlo proprio e a dargli testimonianza. Si tratta di un aspetto molto caratteristico della sensibilità odierna, dal quale la catechesi può trarre grandissimo profitto”. (docum. Base 58)

- Il catechista deve camminare insieme a Gesù

Il catechista è un chiamato speciale di Dio e come tale diventa un operatore di catechesi, un annunciatore, ma non un annunciatore qualsiasi, ma uno che fa risuonare, riecheggiare, rivivere la Buona Novella di Gesù, anzi Gesù stesso, è Gesù che ha posto la sua dimora presso di lui.



Parlare con cuore e intelligenza al cuore e alla mente di chi ascolta, in modo da mostrare che è l’amore di Gesù che spinge, che manda avanti il messaggio di vita eterna.

Nella preghiera fare rivivere la presenza di Gesù in noi in questo momento e nella vita: Gesù deve camminare assieme, vicino, come per i discepoli di Emmaus, ai quali spiegava le Scritture che si erano avverate, per poi farsi riconoscere al momento di spezzare il pane.

 Non sono i vari inviti che educano e fanno sì che i ragazzi vengano da noi, ma è la curiosità sorta nel loro cuore che li spinge a venire e vedere dove abita il Maestro. Se il Maestro è il padrone del mio cuore, certamente i ragazzi ( e non solo loro) saranno incuriositi.
Ad ognuno spetta solo di testimoniarlo, di vivere la verità nel nostro cuore. Lo stesso vale anche per le associazioni, i movimenti, gruppi ... congregazioni religiose. Se la loro vita non effonde la Verità, tanto da suscitare la meraviglia, vani sono gli inviti a farne parte”.
 ( Ady, da forum di netcrim.org I ragazzi e la fede).